Installare una tecnologia di rivelatore errata può comportare seri problemi che pregiudicano l’efficace protezione degli ambienti

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Tra i rivelatori puntiformi troviamo tipologie differenti tra loro per tecnologia, ciascuna più adatta per le diverse categorie di fonte di innesco:

  • rivelatori di fumo, che si basano sulla tecnica di dispersione della luce, per cui reagiscono alla presenza di prodotti causati dalla combustione (fumi visibili).
  • rivelatori combinati di fumo e calore, i quali reagiscono alla presenza di fumi visibili o al superamento di una soglia fissa di temperatura.
  • rivelatori termovelocimetrici, che invece reagiscono al superamento di una soglia fissa di temperatura o a un suo cambiamento repentino.
  • rivelatori a temperatura fissa che reagiscono al superamento di una soglia fissa di temperatura.

La normativa di riferimento UNI 9795 non ci fornisce alcuna indicazione sulla tipologia di rivelatore da installare in uno specifico ambiente…

…ma quindi come valutare quale installare senza correre il rischio di pregiudicare la protezione e la sicurezza?

In primis, è importante comprendere perché è fondamentale installare una specifica tipologia di rivelatore piuttosto che un’altra in un determinato ambiente.

E per farlo ci serviamo di un esempio pratico: il rivelatore da posizionare nella cucina di un ristorante.

  • In questo caso potremmo optare per un rivelatore di fumo basato su tecnologia ottica, tuttavia i vapori e i fumi di cottura oscurerebbero l’elemento sensibile interno, mandando immediatamente in allarme la camera ottica del rivelatore di fumo.

Questo perché il dispositivo non è in grado di discernere la tipologia di fumo che lo sta invadendo.

  • Un’altra ipotesi è quella di prevedere un rivelatore combinato di fumo e calore, tuttavia anche in questo caso si verificherebbe il medesimo problema di falso allarme.

Questo perché il rivelatore combinato di fumo e calore lavora con una logica OR, cioè interviene una tecnologia o l’altra in modo alternativo, non cumulativo, in base alla fonte di innesco.

Pertanto, nell’esempio della cucina ove si scatenano fumi e vapori di cottura, scatterebbe per prima la tecnologia ottica di fumo, causando il falso allarme.

  • Altra alternativa è il rivelatore termovelocimetrico, il quale si basa su tecnologia di rivelazione calore associata alla variazione repentina di temperatura, quindi la classica fiammata o fonte di energia che genera un calore improvviso e non persistente.

È evidente che nemmeno questo può essere il rivelatore adatto per una cucina, data la presenza del forno elettrico che, aprendo lo sportello, scatena una vampata di calore che genererebbe anche in questo caso un falso allarme.

  • Procedendo per esclusione arriviamo alla soluzione definitiva: in cucina, a soffitto, i rivelatori più appropriati da installare sono esclusivamente quelli di calore a soglia fissa. 

In questo modo, l’allarme si genererà solo a raggiungimento di quella data temperatura pre-impostata per cui il rivelatore è stato dimensionato, evitando falsi allarmi. 

Quindi, per rispondere alla domanda “perché è importante comprendere la tipologia di rivelazione più adatta per un ambiente specifico?”….

Perché una scelta errata può portare alla generazione di falsi allarmi, con conseguente attivazione di tutte le procedure di emergenza, e pregiudicare anche la reale ed efficace protezione degli ambienti.

Per la scelta della tipologia di rivelazione più appropriata, devono essere valutate le caratteristiche dell’ambiente, la sua destinazione d’uso e le conseguenti tipologie di fonti di innesco.

Pensi che sia un ginepraio, vero?

In effetti si tratta di materia complicata, ancora di più perché in gioco c’è la protezione delle persone…

Per questo motivo, se vuoi essere sicuro di non commettere errori e imprecisioni, per tutelarti e soprattutto per non scervellarti su argomenti così spinosi, la soluzione migliore è rivolgerti a FDP International, produttore specialista di sistemi fire che diventa la tua guida nella progettazione, installazione e assistenza.

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